Pensatore con Gesto
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EZIO BRUNO CARACENI

Ezio Bruno Caraceni nasce a Chioggia il 4 luglio del 1927, terzo di cinque figli. A soli 11 anni rimane orfano di padre, con un fratello e una sorella viene affidato alle cure dello zio, il Conte Edgardo Montalbotti, che gli fa proseguire gli studi, permettendogli di frequentare il Liceo Scientifico a Rovigo.

   Il 13 ottobre del 1944 il primo giorno di Accademia il vaporetto “Giudecca” sul quale viaggia viene attaccato da tre aerei dell’aviazione anglo-americana. Dopo un primo mitragliamento, il piroscafo è centrato da almeno tre bombe sganciate dagli aerei alleati che, per un errore nella comunicazione, ritengono vi siano delle truppe tedesche all’interno del piroscafo. É un massacro! Muoiono circa trecento persone, lo stesso Ezio Bruno riesce miracolosamente a mettersi in salvo, lanciandosi in acqua ed a stento raggiunge ferito la riva dell’isola di Pellestrina. I feriti più gravi vengono ricoverati all’Ospedale Civile del Lido di Venezia ed Ezio Bruno vi rimane per circa due mesi, affrontando poi una lunghissima convalescenza. Viene riconosciuto invalido di guerra per le lesioni riportate, ma rifiuta ogni remunerazione.

Quelle schegge rimarranno per sempre nel suo corpo e nel suo animo.

Accademia scultura

   Ristabilito frequenta proficuamente l’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove si diploma nel 1950 in Scultura ed è allievo di Arturo Martini. Subito dopo decide di raggiungere gli Stati Uniti, il sogno americano, a tal fine organizza il viaggio in Sicilia dove può imbarcarsi. Il fato ha voluto che un ladro lo derubasse, facendogli svanire il viaggio tanto agognato. Senza soldi, neppure per il ritorno a casa, raggiunge Roma con mezzi di fortuna. Qui trova lavoro ed un vivace ambiente artistico. Si sostiene economicamente lavorando presso il quotidiano “Il Popolo” dove incontra la giornalista Angela Maltese, che diverrà sua moglie nel 1952.

  Successivamente gli viene offerta la possibilità di insegnare scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, opportunità che rifiuta per dedicarsi a tempo pieno all’attività artistica. Pur schivo era interessato ad ogni cosa, si occupa di fotografia, cinematografia, scenografia e produce il documentario “Via Giulia”, con la regia di Romualdo M. Battaglia. La sua passione per il mondo del cinema si concretizza anche in alcune comparse in film d’epoca, interpretando nel 1960 in un film di Alberto Sordi il ruolo di un pittore informale.

   Ha la casa-studio in via Margutta n. 48 e partecipa nel 1954 alla famosa “Rivoluzione degli Artisti”, contro l’apertura al traffico della strada fino ad allora centro culturale e artistico di tutta la città, che gli costò una notte in guardina. Nel 1958 trasferisce la sua abitazione in via delle Carrozze n.3, che porta da via del Corso a Piazza di Spagna. Viaggia frequentemente all’estero per partecipare ad importanti mostre e manifestazioni, ma nonostante la sua attività trova sempre il tempo per la sua Chioggia dove si reca nel periodo estivo. Lui amava dire “…io sono nato in un paese dove gli unici alberi che vedevo erano quelli delle barche…”. Ha sempre amato il mare e da appassionato di vela aveva partecipato nel 1948 alla fondazione del Circolo Nautico di Chioggia.

  Qui incontra gli amici di sempre, può navigare a vela e stare con i familiari. Oltre alla passione per il mare ha quella per le macchine fotografiche e gli strumenti di videoripresa, con cui ha documentato anche gran parte della sua attività artistica, sviluppando le foto in autonomia nella sua camera oscura in studio.

Caraceni appende quadri
Angolari all'aperto

Con la conquista dello spazio, le discussioni sulla dominazione della tecnologia sull’uomo si fanno accese, lui è paladino della tecnica, ma con l’uomo sempre presente, infatti diceva: È vero che nei viaggi spaziali c’è la necessità di ottimizzare l’ingombro, ma sono convinto che dove viaggia l’uomo viaggia l’arte, e qui teorizza il quadro d’angolo, riferendosi al suo dialetto veneto, trovare un canton (angolo) per ogni cosa, anche per l’arte, che considera come parte inscindibile dell’uomo.

  Interessato anche ad architettura ed urbanistica, fu affascinato dai clamori del Club di Roma, riunito per la prima volta a Roma nel 1968, che prevedeva un pericolo enorme per la veloce corsa al consumo delle risorse della Terra, e prese a simbolo la città di Tokyo, immagine all’epoca di una straordinaria espansione dell’uomo sul territorio. La Cina era ancora lontana e il resto dell’Asia ed il sud America ancora non brillavano di tecnologia, per la realizzazione delle sue Strutture, ed nel 1968 invia alcune sue opere alla VI Biennale nella megalopoli.

   Un po’ per questo incalzare dello sviluppo nelle città diventate sempre più frenetiche ed il clima politico di grandi contestazioni sociali, acquista, ad un’ora di strada da Roma, una casa colonica con un po’ di terreno attorno, e realizza uno studio per lavorare in tranquillità.

   Tranquillità apparente, il suo spirito non si ferma mai, continua a ricercare nuove tecnologie per realizzare le sue opere. Contatta una ditta di lavorazioni dei metalli, che utilizza apparecchiature laser per sagomare lastre di grande spessore, al fine di realizzare dei “Multipli” molto grandi, in vari metalli.

   Non riesce nel suo intento, muore inaspettatamente il 6 novembre del 1986 a Chioggia, proprio vicino al Circolo Nautico.

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[…] non era possibile, in Caraceni, verificare una pacifica consonanza dei tempi, ma invece uno scarto in avanti, esplorazioni laterali e trasgressive che spesso non sono state pienamente intese, al momento, forse perché troppo avventanti e desuete rispetto a certa prevedibilità del procedere dell’arte. […] Sandra Orienti
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